Le nostre città

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  1. candycandy80
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    CASTRO MARINA:

    Castro, sorge a ridosso di un promontorio degradante verso il mare Adriatico,all’interno di una suggestiva insenatura rocciosa e costituisce certamente,nell’intera provincia,l’unico esempio di cittadella fortificata situata su un’altura rocciosa prospiciente il mare. Dall’alto delle mura lo sguardo può spaziare su un ampio tratto di costa e godere di uno scenario tra i più entusiasmanti di tutto il Salento.Chiusa nelle sue possenti mura,la città di Castro,che fu anche sede di Contea,dovette subire nel corso dei secoli,continui assedi,a cui seppe sempre rispondere valorosamente. Il primo conte di Castro di cui si conosce il nome fu Tancredi d’Altavilla,conte di Conversano ,nel 1103. Dal 1534 al 1775 la contea appartenne ai Gattinara. Ai primi del luglio 1537 una flotta turca arrivata lì aprì a colpi di cannone una breccia lungo le mura a nord-est, lanciandosi in un assalto,respinto eroicamente dai castrensi,i quali rifiutando una ingiunzione di resa e dichiarandosi pronti a combattere fino alla vittoria o alla morte si batterono strenuamente fino alla fine delle proprie forze, abbattendo un gran numero di nemici. Poichè lo scontro era stato molto sanguinoso, ritenuto di non poter far fronte ad un nuovo attacco,il luogotenente della contea decise di arrendersi,a condizione che non ci sarebbero state esecuzioni né deportazioni e che la città non avrebbe subito alcun saccheggio. I turchi sembrarono accettare,ma Ariadeno Barbarossa entrato nella piazza il 28 luglio ,non mantenne gli accordi presi e ordinò ai suoi sanguinari scherani di porre a ferro e fuoco la città e fece prigionieri trecento cittadini che spedì schiavi in oriente. L’imperatore Solimano però,venuto a conoscenza di come effettivamente si erano svolte le cose e del tradimento alla parola data da parte di Barbarossa,rimandò liberi tutti i castrensi. Nel frattempo i Turchi rimasti in Castro venivano attaccati dalle truppe di Ferrante Loffredo e,sconfitti e privati dal bottino di cui si erano impadroniti,furono costretti a precipitosa e ingloriosa fuga. Per impedire che avvenimenti di questo genere potessero ripetersi,il vicerè don Pedro di Toledo fece rialzare le mura della città che avevano subito danni nel precedente attacco e ordinò che si costruisse un castello con terrapieni ed altre fortificazioni. Dal 1537 Castro conobbe un periodo di pace e tranquillità che può definirsi una tregua. All’alba del 7 agosto 1573,infatti, una flotta Turca forte di 300 vascelli,dopo aver veleggiato verso punta palascia e il porto di Otranto,virò inaspettatamente alla volta di Castro. Il comandante della flotta turca,fatte sbarcare le sue truppe,circondò la città,impedendo in tal modo ogni aiuto che potesse venire dall’esterno. E’certo che la popolazione si difese eroicamente,decimando le truppe degli assalitori. Castro disponeva di mura unitissime,servite da torri,bastioni,protette da terrapieni,ma il numero degli ottomani era tale che alla fine la città cadde. I Turchi misero a ferro e fuoco la città,la scheggiarono,ne distrussero in parte le mura e le altre opere di difesa. La città fu ridotta ad un mucchio di rovine;gli abitanti furono barbaramente uccisi e 200 condotti prigionieri. Dal 1573 Castro non si riprese più e la sua popolazione per tre secoli e mezzo trascinò una vita di stenti e di miseria. Da quella drammatica data,perdette il ruolo di protagonista delle vicende salentine e si confuse nell’anonimato. Non fù più il centro importante di un tempo,ma si ridusse ad un umile borgo di contadini e di pastori. Il suo porto s’internò,il suo castello andò gradualmente in rovina;la abbandonarono vescovi e conti per sedi più idonee al loro rango e più sicure. La contea di Castro fu soppressa con la legge Napoleonica del 2 agosto 1806,che aboliva la feudalità e,nel 1818 fu anche soppressa per sempre come Diocesi ed annessa con il suo territorio all’archidiocesi di Otranto.
    Dopo i passati splendori che la videro protagonista di tante pagine della storia,Castro è oggi uno tra i più dinamici poli turistici del Salento,disponendo di ottime attrezzature turistiche meta durante l’anno di migliaia di turisti ed è anche un importante centro peschereccio. E’ un centro ricco di intense suggestioni dai caratteri tipicamente mediterranei;la sua visione,sia che si giunga dalla litoranea,dall’entroterra,o dal mare,è incantevole ed unica. Tutto il paesaggio è sottolineato da un verde intenso di ulivi secolari e grandi querce,da muretti a secco e filari di fichi d’india:il tipico paesaggio-mediterraneo,dove il bianco accecante delle abitazioni evoca atmosfere medio-orientali. Fuori dalle antiche mura ed attorno alla collina che degrada verso il mare,sotto la spinta di un crescente sviluppo turistico,sono sorte negli anni nuove costruzioni. Dopo essere stata frazione di Diso,ha ottenuto l’autonomia comunale nel 1975.Castro è un luogo che pur nella sua semplicità e nelle sue fattezze a misura d’uomo, è in grado di affascinare e stupire tutti i visitatori e vacanzieri che ogni anno, in modo particolare durante agosto, la prendono letteralmente d’assalto avendo così la possibilità di godere di uno dei mari più puliti e limpidi d’Europa.Un mare bellissimo in grado di infondere piacere già solo guardandolo da lontano.Un piccolo gioiello che racchiude in sé numerosi punti di forza, a partire dalle nuove scoperte archeologiche che ne fanno una città dal sottosuolo inesauribile. E ancora, la bellezza della sua costa, che regala una delle baie naturali più belle della Puglia, la naturalità e la bellezza dei suoi paesaggi, l’architettura religiosa e militare del centro storico, l'ampia offerta di strutture ricettive, gastronomia, tempo libero ed eventi. la bellezza della sua costa, che regala una delle baie naturali più belle della Puglia, riparata dalla Tramontana, vento predominante nel periodo estivo, grazie ad un caratteristico promontorio su cui sorge l’acropoli e che si protende verso est, garantendo condizioni di mare calmo, ideali per la balneazione, con la possibilità di effettuare escursioni in solitaria o guidate lungo la costa, utilizzando i numerosi servizi di noleggio;la naturalità e la bellezza dei suoi paesaggi. Castro si trova nel cuore del Parco naturale costa Otranto Santa Maria di Leuca e questo ha garantito uno sviluppo del territorio e un utilizzo delle risorse naturalistiche in chiave ecocompatibile e rispettosa dell’ambiente circostante. Lungo la costa sono presenti scorci paesaggistici di rara bellezza, insenature, grotte visitabili a piedi (una su tutte grotta Zinzulusa abitata dagli uomini sin dall'epoca preistorica e caratterizzata dalla presenza di concrezioni naturali e specie animali uniche, visitata ogni anno da migliaia di turisti) e via mare.l’architettura religiosa e militare del centro storico, oggetto recente di un intervento di restauro che l’ha riportato agli antichi splendori, dove è possibile ammirare la Chiesa di impianto romanico della Cattedrale, ex sede vescovile, la cripta Bizantina, il Castello Aragonese, carico di cultura e di simboli legati alla tradizione medievale, anch’esso recentemente ristrutturato e interamente visitabile, la passeggiata delle mura, che rappresenta un percorso pedonale che circumnaviga il centro storico e dal quale è possibile ammirare gli uliveti terrazzati, l’ampio tratto di mare che va da Santa Cesarea a Leuca e le imponenti mura messapiche su cui è stato fondato nei periodi successivi il borgo Medievale. Castro è anche il famoso e antico Castrum Minervae, di fronte a Butroto nell’Epiro, che Virgilio canta nella sua Eneide come il primo approdo su territorio italico della spedizione capitanata da Enea e partita da Troia. Recenti studi hanno portato alla luce i resti dell’antico tempio dedicato alla Dea Minerva, confermando che la cittadina era ben nota anche in epoca romana.ampia ricettività, gastronomia, tempo libero ed eventi. Castro offre strutture alberghiere, b&b e appartamenti di proprietà ed è un centro rinomato per la cucina legata ai piatti tipici della cucina salentina e, in particolare, di quella legata alla preparazione dei prodotti ittici, che vengono pescati in loco, a garanzia della loro freschezza e genuinità.











    LA LEGGENDA DI CASTRO

    Cinta d'annosi ulivi
    in sulla vetta del granitico
    colle prospiciente
    quasi a picco sul mar
    Castro si vede.
    Già distrutto dai turchi,
    ed or desolato infelice paesel
    che al viandante i neri addita
    avanzi l'insigne fortezza,
    opera altera,
    assai temuta un dì
    restano adesso l'ampie scale,
    i saloni,le camere abitate
    allor dal fiero Prence.
    E basse ,e scure le immense scuderie,
    ove di cento bei cavalli s'udivan i nitriti.
    E ancor di Castro narran le vecchie donne,
    che a mezzanotte,il dì dei morti,
    lì presso al gran cortile,
    una lugubre musica s'ode di mandole,
    ed una voce gridar raucamente:
    "viva la vergin di Castro Ilda".
    Poi tace tutto intorno: poi s'ode
    uno stridor qual di catene
    ed una archibugiata che cupamente
    echeggia entro le nere e misteriose
    mura del castello.
    Ormai son quattro secoli che,
    dicono le donne,ciò ogni anno s'avvera:
    L'alme tornan forse del Prence e de' suoi fidi.
    -Della giovane sposa di quel prence
    tra le più care ancelle eravi Ilda.
    Alta fanciulla dagli occhioni neri
    e dalle lunghe chiome inanellate,
    Ilda dal cor sincero e dai pietosi
    sensi simili ad un angelo.
    Ogni sera dal castello scendea,
    chiesto permesso all'amata
    padrona e al vecchio nonno
    recava un pò di cibo.
    Il poveretto lacrimava in veder quell'innocente
    orfana figlia,che porgeagli il pane,
    tutta soavità,mentre egli solo restar dovea
    la notte in quella angusta,romita capannuccia,
    ov' ella nacque:ed Ilda molto s'affligeva!
    Spesso restava sino a notte a confortar quell'infelice.
    Indi facea ritorno alla padrona
    principessa e lieta le si mostrava
    in mezzo alle altre ancelle,
    a narrar fiabe intente od a cantar nuove e belle canzoni.
    Ma una volta Ilda al castello non tornò.
    Fu tosto mandato Fabio di lei in cerca:
    buia era la notte,cupo udiasi il mare frangersi sulla costa,
    e un vento diaccio su quell'erta mugghiar.
    Era quel paggio perdutamente innamorato di Ilda,
    ma,all'infuor di se stesso niuno al mondo
    il suo amor conoscea.
    Vent'anni appena compia costui dal baldo aspetto
    e dalle erculee spalle;
    Il Prence si fidava assai di questo giovane,
    robusto,intelligente paggio.
    Allor che Fabio discese dal castello
    andando in cerca di colei che adorava,
    il cor sentissi di gioia palpitar.
    "Dove tu stia,a trovarti verrò,Ilda,
    fanciulla deliziosa,tu del viver mio
    speme sublime".
    Ma qual'ode in quell'ora si tarda
    gemito da lunge venir,dal queto
    casolar del nonno della giovane ancella?
    "Aita! ... Aita!"
    E' la voce del vecchio,non v'è dubbio
    e Fabio allora arditamente accorre
    a quella volta,ove un fioco lume
    additagli il cammin,
    l'acuta lama brandendo del pugnale
    ansante e fiero entra nella casetta:
    Ahi,quale vista! ...
    a terra steso e con gli occhi stravolti
    giace il nonno di lei,di Ilda
    di sangue un rivolo dal petto ancor gli sgorga fumante,
    e presso il morto,con le chiome disciolte,
    inginocchiata,niveo il viso,
    le luci immote,quasi impietrita,
    Ilda sta muta.
    "E morta anch'essa?"
    Fabio,da improvviso terror preso,
    indietreggia,poi s'avanza stringendo il freddo acciaio
    e scotendo l'amata:
    "Ilda-le dice-quale assassin,
    quale assassin qui tanta strage facea?chi mai?"
    "Tuo padre istesso"con fioca voce
    Ilda risponde-"Io muoio".
    E ciò dicendo,sul trafitto nonno,
    ella trafitta pur,cadea spirando.
    Fabio ruggì:"Maledizione eterna,all'assassin mio padre.
    Ilda,ti credo,ei per l'oro vi uccise,ei ci giurava che
    presso questa sala un assai ricco tesoro
    i turchi avessero sepolto
    e geloso d'averlo,ecco vi uccise".
    "Alto la!tradimento!tradimento!"
    E tosto avanti al casolare apparve un drappel di soldati:
    eran del Prence.
    “Fabio vile assassin-grida una voce-tu,
    di innocenti l’uccisor,
    che avevi d’angel l’aspetto e il cor di belva.
    Ebbene,si disarmi costui!”
    Dice a ’ compagni.
    Dietro nugoli neri allor sorgea smorta
    La luna,fredda la marina brezza spirava.
    Fabio disarmare lasciossi e trascinar
    Dentro una cupa prigion,sotto la torre.
    Invan più volte gli domandar:
    “Perché tanto misfatto? …
    La vergine violar forse bramavi? …”
    Il paggio non rispose.
    Ebber gli uccisi molti di pianto onor
    dai terrazzani esterrefatti
    E inteneriti a un tempo.
    Ilda biancovestita e di viole
    Tutta cosparsa,con in testa
    Un serto di bianche rose.
    Fu sepolta nella cappella del Principe.
    Sei giorni dopo Fabio,
    già reso da ostinato digiun
    quasi cadavere,fu tratto
    dalla prigione nel cortile,
    fiero grida guardando il cupo Prence
    in faccia,ed i pronti soldati:
    “Io sono il reo”.
    Tremendo colpo d’archibugi s’ode
    nel recinto echeggiar di quel castello:
    mentre dall’alto dei balconi gotici spian le ancelle
    atterrite e la padrona sviene tra le cortine.
    Ahi!che innocente Fabio cadea,
    sì giovane e sì bello,ma,
    perché viver più se sulla terra Ilda mancava?
    E questa ancor di sangue fosca leggenda,
    narrasi la sera dalle donne di Castro alle figliole.


    Questa leggenda apparve sul giornale “IL TALLONE D’ITALIA”,ai primi del febbraio 1925. L ‘insegnante, Professor Antonio Lazzari ,la fece imparare nella sua scuola a tutti i suoi alunni della quarta classe che la recitavano con enfasi e con grande entusiasmo. Poi gli anni passarono e la bella leggenda fu quasi dimenticata da tutti,rimanendo soltanto viva nella memoria di Cecilia Lazzari,figlia del professor Antonio,la quale volle rimandare ai posteri le memorie ancor vive e palpitanti della illustre,antica e gloriosa città di Castro che combatté contro i Turchi e le sue epiche vicende sono rimandate in diverse tradizioni antiche.
    Brevemente questa leggenda parla di una leggiadra fanciulla dallo sguardo dolcissimo,di nome Ilda,che trascorreva le sue giornate nel castello principesco intenta a narrar fiabe o a cantare canzoni alla sua adorata padrona. Ogni sera la giovane era solita allontanarsi dal castello per recarsi nella casetta del vecchio e sofferente nonno,bisognoso di cure e cibo. Ilda era felice di dedicare tutte le sue cure devote al caro nonno e,in tale serena atmosfera,trascorrevano i giorni e i mesi. Ma una triste sera la fanciulla non fece ritorno al castello e della sua ricerca fu subito incaricato un giovane leale e coraggioso di nome Fabio,paggio del principe e profondamente innamorato della bella Ilda alla quale aveva dato tutto il suo cuore:un cuore semplice e ardente. Ma nessuno era a conoscenza del segreto di questo amore, nascosto gelosamente nel cuore del giovane. Con l’animo traboccante di affetto per la dolce fanciulla,Fabio si recò alla sua ricerca quand'ecco che,all'approssimarsi della casetta del vecchio nonno,udì dei lamenti e dei gemiti e con un triste presentimento entrò nel casolare e un stravolgente e triste spettacolo si presentò ai suoi occhi:a terra disteso,in una pozza di sangue e con gli occhi stravolti c’era il vecchio nonno e vicino a lui,con le chiome disciolte e con gli occhi impietriti giaceva Ilda dal cui petto sgorgava un rivolo di sangue. Preso da un improvviso terrore Fabio fece per indietreggiare ma poi si avvicinò accanto al corpo dell’adorata fanciulla e con le lacrime agli occhi le chiese il nome dell’infame assassino. Ilda fece appena in tempo a rivelargli il nome che cadde,ormai senza vita sul corpo del nonno. Fabio a tale rivelazione rimase terrorizzato. Il colpevole,della tragedia che colpì Ilda,fu suo padre,il principe, che compì il misfatto per impossessarsi di un favoloso ma inesistente tesoro nascosto dai Turchi nella casa del vecchio. Il giovane paggio era ancora stravolto dal dolore quando sulla soglia della casetta apparì un drappello di soldati del principe che ben presto vedendolo lì lo accusarono del duplice assassinio. Il giovane,per il quale ormai era finita ogni gioia,si lasciò disarmare e condurre dentro una tetra prigione del castello col pensiero rivolto al dolce volto di Ilda dissoltosi ormai nella nebbia della morte. Passarono alcuni giorni ma Fabio non tentò di scagionarsi dalla tremenda accusa ma anzi si autoaccusò colpevole, lasciandosi giustiziare nel recinto del castello principesco le cui mura,corrose dal tempo,ancora oggi evocano il triste destino di Fabio e Ilda.Donna Cecilia Lazzari a sua volta fece imparare ad altre persone questa leggenda,ma di queste persone solo una ancora oggi la tiene impressa nella memoria. Si tratta di un anziana signora di ottantacinque anni conosciuta comunemente da tutti come Mescia Maria, che per anni ha fatto il lavoro di sarta. Il desiderio di questa brava donna è che questa leggenda non venga dimenticata e possa rimanere impressa nel cuore di tanta gente e soprattutto nel cuore di noi giovani di Castro. Ed ecco che da un' accorata richiesta all'impegno di mantener fede ad una promessa fatta a questa anziana signora, nasce così il film sulla leggenda di Castro, un film epico realizzato e interpretato da gente del posto,gente semplice,attori improvvisati e non professionisti.
    L'antica leggenda di Castro viene cosi riproposta in un film realizzato grazie all'idea avuta dal fotografo di Castro,Giuseppe Fersini,che con entusiasmo e tanta voglia di fare ne dirige le riprese e grazie anche alla collaborazione dell'Associazione Castro Medievale, Pro Loco e Comune di Castro.Il film parla di valori da difendere e di eroi pronti a farlo come il protagonista FABIO,il quale da semplice contadino diventerà un giovane cavaliere a cui sara’ affidata la difesa di Castro e che proprio attraverso questa esperienza riuscirà a scoprire in suo padre l’artefice di uno dei più efferati delitti della storia di Castro e a ritrovare la forza dell’amore nella giovane ancella ILDA.La scena iniziale del film si svolge dentro ad una casa,dove c’è un bambino ammalato che è in compagnia della mamma e mostra l’arrivo del nonnoche regala al bambino un libro nel quale viene raccontata, tra avventure di guerra,lotte,duelli,inseguimenti,torture,la triste e romantica storia d’amore di Ilda e Fabio. La stessa scena mostra che il nonno aprendo il libro incomincia a raccontare al nipote questa drammatica leggenda. Il testo della leggenda vero e proprio,purtroppo ci racconta solo una parte di questa storia in quanto ci parla poco della vita di entrambi i protagonisti e fa più eco all'ultima parte,quella più dolorosa,la morte di entrambi e nel film si cerca di riempire quel vuoto,immaginando come possa essere trascorsa la loro adolescenza. Essendo il film un misto tra storia e leggenda con libera reinterpretazione, la vicenda di Fabio e Ilda incomincia ad essere raccontata da quando i due protagonisti ancora bambini,avevano dieci anni e Ilda essendo orfana di padre,viveva col nonno.Nel film di rado compare la figura della madre,perché non racconta della vita dei suoi genitori. Fabio,invece, vive con un cavaliere che ben presto lo inizia alle arti cavalleresche. I due protagonisti incominciano a conoscersi proprio all' eta' di 10 anni .Ilda poi entrerà a servizio della contessa Gattinara all’età di vent’anni e da questo momento in poi avrà modo di conoscere meglio Fabio e di innamorarsene. L’amore di Fabio per Ilda nel film è ricambiato,ma nella leggenda vera e propria è solo un amore nascosto gelosamente nel cuore del giovane. A far da sfondo alla storia personale, troviamo epiche battaglie che vedranno il contrapporsi tra i difensori della Contea di Castro e l’esercito Turco comandato dal feroce Barbarossa. Tra gli altri personaggi principali compaiono il conte e la contessa Gattinara.e tutti gli altri ruoli dei personaggi,che vadano da quelli importanti a delle semplici comparse sono affidati a gente del paese e dei paesi vicini. Castro è sempre stato un paese cordiale, aperto e ospitale e in quest’occasione ha voluto ancora una volta dimostrare queste sue grandi qualità dando la possibilità a tanta gente di partecipare a questo evento. In quanto il film è ancora in fase di lavorazione,chi volesse partecipare può contattare i membri dell’associazione Castro Medievale e lo studio fotografico Rizzo Multimedia. La realizzazione di questo film vuole essere anche un modo per cercare di valorizzare ancora di più il nostro paese, per far si che continui ad essere un luogo e una delle migliori località marine del Salento da visitare. E non importa se il turista è un nostro connazionale o uno straniero,l'importante è che possa restare contento dell'ospitalità,dell'offerta alberghiera e delle bellezze paesaggistiche che il nostro paese possiede. Castro è una vera perla,un mondo da sogno tra mare e cielo dove la natura si mostra in tutta la sua bellezza, un luogo dove il sapore delle cose semplici non è mai cambiato,dove i piaceri della vita sono autentici e si gustano a fondo senza affanno e dove chi arriva non fa altro che entrare in una piacevole dimensione e si abbandona ad emozioni che si susseguono e coinvolgono l'anima e il corpo. Castro ha un patrimonio storico,architettonico,archeologico e ambientale importante e lo attestano la sua storia,i suoi monumenti,le sue bellezze naturali. Negli ultimi anni si avvertita in maniera forte la necessità di far diventare questi valori dei punti di forza e di sviluppo,anche attraverso la realizzazione di eventi che possano mostrare sotto un’altra ottica i beni culturali presenti.Il film sulla leggenda di castro nasce anche per questo per arricchirne il patrimonio culturale e vuole essere un modo diverso per far conoscere il nostro centro storico e il nostro incantevole mare a chi lo viene a visitare,perché Castro non lo si può solo descrivere ma lo si deve vivere appieno,godendolo in ogni suo aspetto: Dal caratteristico Borgo Medievale,alle sue famose grotte,al mare più pulito d'Italia,alla ineccepibile offerta alberghiera. Dalla saporita cucina ai divertimenti. Dai luoghi ricchi di storia al carattere ospitale della gente,un luogo che ha molto da offrire al visitatore,dimostrando cosi di essere il posto ideale per le vacanze nel Salento.